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San Benedetto Belbo (San Benedet in piemontese) è un comune italiano di circa 170 abitanti.

Storia

Il paese prende nome da un monastero di Benedettini fondato nei pressi del Belbo intorno al 1035 da monaci giunti nelle Langhe dall’abbazia di Santa Maria di Castiglione (Parma) da cui trassero origine le più antiche comunità religiose dell’Alta Langa e vasti beni posseduti in tutta l’alta Langa.

In passato l’alta valle Belbo era totalmente formata da boschi e foreste infestate da lupi e la frazione “Cadilù” (casa dei lupi) prende il nome proprio da questa caratteristica del posto fino alla seconda metà dell’800.

Nel XIII° secolo sulla collina vicina al monastero (dove oggi sorge il paese) venne edificato il castello con le mura, ma fu distrutto durante le guerre per la supremazia sulle Langhe tra i Savoia e le dominazioni spagnole e francesi: sulle sue rovine, nel 1649, si iniziò a costruire l’attuale Chiesa Parrocchiale.

Nel 1631, San Benedetto fu colpito duramente da un’epidemia di peste bubbonica che in quattro mesi uccise 185 persone. I pochi sopravvissuti eressero numerose cappelle campestri nelle proprie frazioni come ringraziamento per essere scampati al terribile morbo.

Curiosità

C’è una casa presso la Località Scaroni, il cui cancello d’ingresso presenta sulla sommità delle due pile due piccole statue. La particolarità delle statue, è che ricordano nelle fattezze Benito Mussolini, con uno stile volutamente ironico.

Si narra che il motivo della presenza di tali statue sia dovuto a colui che abitò nella casa tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso: in quel periodo un uomo originario di San Benedetto, dopo un periodo di servizio a Roma come cuoco personale di Mussolini, venne mandato al confino presso il suo paese e lì visse per svariati anni. Sembra che fu lui a far realizzare le due statue, in segno di scherno verso chi ne decise il confinamento in Alta Langa.

Poesia

(San Benedetto Belbo – Canti delle Langhe – Don Carlo Prandi)

Esul pel mondo, oh! sempre a te ne venne,
con un sospiro, il vigile pensiero:
sempre, fedel, mi fosti in cor, sincero
compagno al dolce immaginar perenne.

Ed oggi ancor dispiego a te le penne,
a te devoto, ed il fantasma altero
fermo nel verso, come lo sparviero
alla rupe materna il vol solenne.

Almen rivivi, oscuro paesello,
nella mia strofe incolta, quale tu sci,
modesto e gaio, solitario e bello.

Co’ tuoi monti rivivi e le pinete,
coi vaghi sogni de’ verd’anni miei,
co’ tuoi dolori e le memorie liete.

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Sito web Comune di San Benedetto Belbo

Mura Urbiche – Langa Medievale